A seguito dell’annuncio della presidente Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell’Unione 2022, la Commissione ha adottato la sua proposta per fare del 2023 l’Anno Europeo delle Competenze e in questo articolo cercheremo di comprenderne le ragioni..
La transizione verde e digitale sta aprendo la strada a tantissime nuove opportunità per le persone e in generale per l’economia dell’UE e mai come oggi, l’esigenza di possedere competenze pertinenti è così fortemente avvertita.
Attualmente più di tre quarti delle aziende nell’UE segnalano serie difficoltà nel trovare lavoratori qualificati e i recenti dati Eurostat suggeriscono che solo il 37% degli adulti ha l’abitudine di continuare a formarsi regolarmente. Eppure, non possiamo tralasciare di considerare che nell’attuale società globalizzata l’ apprendimento permanente – Lifelong learning – ne costituisce inevitabilmente il pilastro.
L’UE già nel 2008 istituendo gli EQF European Qualifications Framework – Quadro Europeo delle Qualificazioni per l’Apprendimento Permanente (QEQ) intendeva perseguire tra gli altri, l’obiettivo di promuovere l’apprendimento permanente e lo sviluppo professionale in una dimensione di mobilità transfrontaliera. Nell’ordinamento Italiano è la L. 92/2012 sulla Riforma del mercato del lavoro a fornire per la prima volta una definizione univoca del concetto di apprendimento permanente da intendersi “ Qualsiasi attività intrapresa dalle persone in modo formale, non formale e informale, durante le varie fasi della vita, al fine di migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze, in una prospettiva personale, civica, sociale e occupazionale”.
Questo ci fa comprendere l’importanza di non dover pensare che le competenze si acquisiscono una volta per tutte nella vita, ma si costruiscono costantemente lungo un percorso personale di apprendimento, con cui ognuno di noi si rende più capace di rispondere alle esigenze della società, del mercato del lavoro e perché nò, alle proprie necessità e aspirazioni.
In sostanza dovremmo innanzitutto “apprendere ad apprendere”, cioè essere pronti a rimetterci in gioco ogni volta che serve, rinnovando noi stessi e le nostre conoscenze!
Gli Stati Membri, al fine di promuovere l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, quale aspetto decisivo per la crescita delle competenze individuali e per l’economia in generale, hanno approvato gli obiettivi sociali dell’UE 2030 secondo cui almeno almeno il 60% degli adulti dovrebbe partecipare ogni anno ad attività di formazione, contribuendo in tal modo a raggiungere entro il 2030 l’obiettivo di un tasso di occupazione di almeno il 78% incoraggiando soprattutto le donne a svolgere tali attività professionali.
E in che modo sarà possibile perseguire questi obiettivi?
Con l’Anno europeo delle competenze, la Commissione dell’UE propone di dare una nuovo slancio all’apprendimento permanente, attraverso un lavoro sinergico tra Parlamento europeo, Stati membri, parti sociali, servizi per l’impiego pubblici e privati, camere di commercio e dell’industria, enti erogatori di istruzione e formazione, lavoratori e imprese, al fine di:
- Promuovere investimenti maggiori, più efficaci e inclusivi nella formazione e nel miglioramento delle competenze per sfruttare appieno il potenziale della forza lavoro europea e sostenere le persone nel passaggio da un lavoro all’altro.
- Garantire che le competenze siano pertinenti alle esigenze del mercato del lavoro
- Abbinare le aspirazioni e le competenze delle persone con le opportunità sul mercato del lavoro con particolare attenzione a donne e giovani, specialmente quelli che non studiano, non lavorano o non seguono corsi di formazione.
- Attirare persone anche provenienti da paesi terzi con le competenze necessarie all’UE, rafforzando le opportunità di apprendimento e la mobilità e facilitando il riconoscimento delle qualifiche
*Rif. Dipartimento per le politiche europee
«Imparare è come remare controcorrente: se smetti, torni indietro»